mercoledì 20 gennaio 2010

Tinariwen - Imidiwan - Companions

Il deserto grida il silenzio nelle forme delle dune che occhi e orecchie pronte percepiscono, è una terra di  dromomanie etniche di note che il vento spiega. L'Africa che emerge non è rassegnata, scende da linee melodiche ruvide scampate al profilo piatto della sabbia ed emerge con la stessa energia rebel di Marley, i suoni sono filtrati da clessidre che raccontano più della realta la loro vita di berberi. Proveniente da Tessalit, nel nord est del Mali. La loro musica, il Tishoumaren che tradotto significa semplicemente chitarra, mischia tra loro elementi di blues, rock e musica tradizionale Tuareg.
La  loro libertà preserva le loro usanze, la propria cultura con la vibrazione terrea dei loro strumenti, il loro passato di combattenti ribelli al governo maliano spiega molto la loro musica. I fucili che diventano chitarre caricati di ricordi da profughi e pronti a dar fuoco a chi vuole eliminare il loro volto di luminoso deserto.
Le voci ipnotiche e cantilenanti si adagiano su chitarre a strati come anelli d'anni degli alberi, un blues che rivendica la sua patria ancestrale, un discorso che ci ricorda in ogni suono il sugnificato del profugo. The Radio Tisdas Sessions, un disco di qualche anno fa, ha fatto scalpore nella comunità della world-music occidentale con alcuni pezzi di rock 'n' roll africano tra i più travolgenti mai registrati, in uno studio alimentato a energia solare, niente di meno!
Buona Visione.

venerdì 15 gennaio 2010

Anouar Brahem - The astounding eyes of Rita 2009


Gli occhi stupefacenti di Rita ci raccontano la fortuna di essere ancora in vita in un tappeto di terra che ci mostra ogni giorno agli occhi del cielo. E' superbo sapere che quello sguardo è una nostra visione, che dunque  tutto quel lamento di luce ci riconduce al suono che abbiamo dentro. Ascoltando  Anouar Brahem in questo ultimo progetto che vede un Contrabasso e un Clarinetto basso a sostenere la luninescenza del suo Oud, mentre la Darbouka e il Bendir infilano come un cuore l'energia del fiato, ci si rende conto di quanto ancora abbiamo da vedere. L'armonia che si ode sembra descrivere bifore e minareti, raggi di luminoso groove che invitano ad un ballo silenzioso, principio di meditazioni.
Nei precedenti lavori si sente il suo tocco, questa volta la sua bravura è smisurata perché le storie che racconta sono una fedele traduzione della sua lingua, una paziente ricostruzione babelica di uno sguardo, di una religione che ti fa chiudere gli occhi per vedere l'unico presente.
Il disco è dedicato alla memoria di Mahmoud Darwish, poeta e scrittore palestinese recentemente scomparso. Il profumo di poesia  è inconfondibile, come la trama di un tappeto antico. Il suono parte dalle viscere profonde e attraversa  la pancia con movenze lente.
Buon ascolto

mercoledì 13 gennaio 2010

Salif Keita La Différence 2009

La musica del Mali è ricca di colori che l'aria percuote in una miriade di suoni e strumenti quali la kora, ngoni e il balafon sono l'immagine e l'anima di un popolo senza frontiera. Una terra di transito, di transito umano, blues dello spirito, un paese di corde tese accordate alle voci di grandi musicisti che hanno saputo far notare la loro differenza. Il lavoro discografico in questione scritto e suonato con una voce d'angelica venuta, e descrive la sua differenza tra essere parte di un luogo e tentare di fuggirgli. Salif Keita resta con il suo albino suono che incanta la nostra voglia di ascoltarlo. Resta perché la sua musica gli riporta indietro il miele che produce il nostro ascolto e lui sorride nei brani perché sa prima di conoscere.
Racconta la diversità come un principio, come una legge e con un minio medievale decora l'incipit di ogni melodia. Si possono ascoltare i suoni dell'area africana come intervalli più significativi di tanta fredda presunta armonia che circola.
E' acuto il compositore, sa ascoltare il senso del suo corpo accordato ad uno strumento, quando questo accade tutto è significato.
Indossate il cappello di Salif Keita.

Keith Jarrett Testament Paris London 2008

In un momento di profonda lucidità Bird poco prima di morire disse: Se potessimo ascoltare tutti i rumori che esistono, diventeremmo pazzi in un istante, alla stessa stregua se mettessimo insieme tutte le ultime parole promunciate prima di morire, leggeremmo queste note. E' difficile evidenziare parole, con la pressione che il sangue imprime al dito sul pianoforte, eppure questo annuncio di testamento di Jarrett ci mette in condizione di leggerlo e di giudicare tutte le sue superbe scelte stilistiche. Si tratta di concerti che ci fanno vivere una sua assenza, tutto il movimento ritmico e l'impasto quasi demoniaco delle musiche, inseguono una perdita. Le cronache ci dicono che il nostro maestro di tracce è stato lasciato dalla sua compagna, una separazione che rinnova l'unica legge che lo/ci accompagna, il piano solo.
La qualità del suono amplifica i suoi gesti consueti che tirano di scherma con un pentagramma affilato come tuoni, e luminoso come l'ascesa di certi pianissimo che fanno pensare a un silenzio.
Un ascolto che indica ancora quanto vale scegliere tra una profonda spiritualità e la vertigine spenta della banalità.

venerdì 8 gennaio 2010

Il teatro degli orrori A sangue freddo 2009

La deriva di questi tempi è logica quasi scritta già dagli eventi che scompongono i colori delle personalità. La policromia delle occasioni rendeva lo spazio umano un luogo da frequentare costantemente quasi fosse il respiro stesso. Ascoltando questo disco della band italiana di Pierpaolo Capovilla ci rendiamo conto della rabbia sopita per la scarsa attenzione alla realtà. Lo sapevano fare bene i cantautori, dare al nostro interesse la possibilità di conoscere le nostre distrazioni. Questo lavoro discografico indaga sui temi della vita con questo impeto che contrariamente al titolo scalda il sangue. I testi da Majakovckij al Padre nostro preghiera lamento post-hard-prog., invocazioni alla mancata benedizione del mondo da parte di un padre. Mentre Direzioni diverse approda nella musica cercata e trovata nelle parole, fa pensare la delicatezza dopo tanto dolore urlato.

Radiodervish Beyond the sea 2009


Una puglia nomade, metafora dell'affollata e silenziosa strada che unisce gli usi che si fanno nella terra.
La lingua ha melodia anche quando si abbraccia al silenzio. La musica, invade e conquista , brandisce il trofeo delle emozioni e dei significati sprigionando nei pensieri dei profumi. Gli strumenti per questa quiete sono gli stessi che sono stampati sul disco, suonati con la calma del derviscio che ruota il silenzio per ascoltarlo più profondamente. Il mare del titolo è accordato alle corde della voce di Nabil Salameh e Michele Lobaccaro e i testi sapienti decifrano le intonazione del cuore.
Le città visibili che si incontrano sono costruite di pietra bianca, coloniale e fantastica come l'amore tra un pescatore ed una sirena, unica voce che ci arriva con l'eco delle commozioni.
Un disco che conosce coloro che lo cercano.

mercoledì 6 gennaio 2010

Carmen Consoli - Elettra

Anche io sono sempre affacciato alla finestra e cerco nel mio sguardo qualcosa che si muove. Vivo su una collina transito di nuvole senza forma umana, ma l'ascolto di questo disco, del brano cantato nella lingua madre mi ha fatto tornare indietro nel sud, varco che divide e rende inutile la divisione degli italiani. E' un disco che li racconta un paese desolato da lutti, aspetta con felice riservo il funerale che lo farà piangere. I testi sono pieni di indignazione, camicie sbottonate e carezze di padre. Vita quotidiana, linguaggio diretto, emozioni amorose, gioia di vivere, acquerelli che mostrano paesaggi e svelano un'artista che non ha paura di denudare la sua passione per la vita. Nel disco è presente un duetto con il suo conterraneo Battiato, lingua italiana, araba e francese si intrecciano su suoni che evocano ed invocano una salvezza che viene dal mare.
Ascolto positivo, brava Carmen Consoli.

Tom Waits Glitter and Doom Live - 2009


Le sue performance sono atmosfere, onde di suono che raccontano tentativi musicali venuti bene e la voce incanta per il dolore che racconta di tutti i suoi incontri che in questo disco finiscono in applausi di pioggia.
Il ritmo arruginito dei martelli crea sonorità da teatro brechtiano e la voce colma di serena, sessantenne, disperazione tratteggia nei frammenti del nostro ascolto una desolata coscienza della deriva del mondo.
L'alternarsi alla chitarra e al piano del nostro caro artista foggia un corpo musicale denso di struggente attualità, alcuni brani hanno vent'anni ma non mostrano l'ossidazione, anzi, la rende splendida come la sua età.
Si respira il gas salvifico del blues e di questi tempi una bombola di Glitter and Doom (brillo e rovinato) che ci accompagna, ci fa proprio bene!!
Grazie Tom Waits

ilversodelvento - parole scritte sulle note di ogni verso