
La loro libertà preserva le loro usanze, la propria cultura con la vibrazione terrea dei loro strumenti, il loro passato di combattenti ribelli al governo maliano spiega molto la loro musica. I fucili che diventano chitarre caricati di ricordi da profughi e pronti a dar fuoco a chi vuole eliminare il loro volto di luminoso deserto.
Le voci ipnotiche e cantilenanti si adagiano su chitarre a strati come anelli d'anni degli alberi, un blues che rivendica la sua patria ancestrale, un discorso che ci ricorda in ogni suono il sugnificato del profugo. The Radio Tisdas Sessions, un disco di qualche anno fa, ha fatto scalpore nella comunità della world-music occidentale con alcuni pezzi di rock 'n' roll africano tra i più travolgenti mai registrati, in uno studio alimentato a energia solare, niente di meno!
Buona Visione.